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Il vaginismo

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IL VAGINISMO E LA SUA CURA
TRAMITE IL MODELLO SESSOCORPOREO



di
Giuliana Bacia
Roberto Todella



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INTRODUZIONE
1. COSA SI INTENDE PER VAGINISMO?
2. VAGINISMO: PROBLEMA DI SALUTE MENTALE O SESSUALE?
3. QUALI MANIFESTAZIONI CONSENTONO DI INDIVIDUARE IL VAGINISMO?
4. VAGINISMO E DOLORE DURANTE IL RAPPORTO (DISPAREUNIA): QUALI DIFFERENZE?
5. QUALI SONO LE DIVERSE TIPOLOGIE DI VAGINISMO?
6. COME DISTINGUERE IL VAGINISMO FOBICO DA QUELLO D'ANGOSCIA
7. LA SESSUALITA' DELLA DONNA CHE PRESENTA VAGINISMO
8. DOPO AVER RICONOSCIUTO IL PROBLEMA, QUANDO E A CHI RIVOLGERSI PER LA CURA?
9. I POSSIBILI OBIETTIVI DELLA TERAPIA
10. QUALE CURA PER IL VAGINISMO FOBICO?
11. QUALE CURA PER IL VAGINISMO D'ANGOSCIA?
12. IL VAGINISMO E LA COPPIA
13. CONCLUSIONI



INTRODUZIONE

Un numero importante di donne in Italia, come altrove nel mondo, vive la sessualità di coppia in modo limitato se non addirittura assente, a causa dell'incapacità di essere penetrate vaginalmente. Questa difficoltà viene definita vaginismo.
Il vaginismo rappresenta una condizione che interferisce in diversi modi con la vita della donna che ne è affetta e del suo partner. Limita fortemente la possibilità di avere rapporti sessuali soddisfacenti e, quindi, causa stress e frustrazione, che possono mettere in crisi la relazione, talvolta deteriorandola fino alla rottura. Impedisce o rende difficoltose le visite ginecologiche e gli esami correlati quali il pap test, e infine ostacola la possibilità di una gravidanza. Quest'ultima conseguenza spinge molte donne affette da vaginismo a richiedere aiuto terapeutico quando il desiderio di un figlio non è più rinviabile.
Nei successivi paragrafi cercheremo di rispondere alle diverse domande che si pongono le donne e le coppie quando si trovano ad affrontare questo tipo di situazione.
L'interesse per l'argomento riguarda anche tutti gli operatori, medici, ginecologi, sessoterapeuti, counselor e psicoterapeuti, che nella loro professione si confrontano con questa tematica.
Non è facile ricondurre il vaginismo a tipologie ben definite, potendosi presentare una notevole varietà di espressioni. Si possono tuttavia individuare due tipologie più frequenti che definiamo "vaginismo fobico" e "vaginismo d'angoscia". In molti casi sono riscontrabili caratteristiche di entrambe le forme.

Per riconoscere, comprendere e affrontare il vaginismo è necessario rispondere alle seguenti domande:
- Quali manifestazioni consentono di individuare il vaginismo?
- Dopo aver riconosciuto il problema, quando e a chi rivolgersi per la cura?
- Il vaginismo è un problema concernente la sessualità o coinvolge anche aspetti della salute mentale?

- Una donna manifesta il vaginismo fin dall'inizio della sua vita sessuale o può comparire anche successivamente?

- La valutazione sessuologica consente di distinguere il vaginismo fobico da quello d'angoscia?
- Che differenza c'è fra vaginismo e dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia)?
- Esiste una cura efficace per trattare e risolvere il vaginismo fobico?
- Esiste una cura efficace per il vaginismo d'angoscia?
- Quale ruolo riveste la coppia durante il trattamento?


1 - COSA SI INTENDE PER VAGINISMO?

Con il termine vaginismo si intende una contrazione spastica, riflessa, involontaria della muscolatura perineale e del terzo esterno della vagina, stimolata dall'immagine, l'anticipazione o il reale tentativo di penetrazione vaginale mediante il pene, un dito o un oggetto, nonostante l'espresso desiderio della donna di farlo.
Per la diagnosi corretta, occorre escludere la presenza di anomalie anatomiche o altre anomalie fisiche che possono causare il problema.


2 - VAGINISMO: PROBLEMA DI SALUTE MENTALE O SESSUALE?

Sarebbe riduttivo e, in molti casi sbagliato, considerare il vaginismo come un problema di salute mentale. La maggior parte, infatti, delle donne affette da vaginismo non presentano particolari difficoltà nella loro vita affettiva, relazionale e sociale. Sono quindi in grado di svolgere qualunque professione e di stabilire solide relazioni sentimentali. Ciò che invece è compromessa o fortemente condizionata, è la loro possibilità di vivere una vita sessuale completa e appagante.

3 - QUALI MANIFESTAZIONI CONSENTONO DI INDIVIDUARE IL VAGINISMO?

Il vaginismo si manifesta con una paura anticipatoria della penetrazione vaginale riferita alla paura del dolore. La paura (componente fobica) può essere di variabile entità (lieve, moderata, grave) e può condurre all'evitamento di ogni contatto sessuale. La paura e la conseguente contrazione del corpo, l'eventuale dolore provato nel tentativo di penetrazione e la difficoltà o impossibilità a realizzare la penetrazione stessa, sono quindi le condizioni che devono far sospettare la presenza del vaginismo e suggerire una richiesta di aiuto.
Il vaginismo può spesso condizionare l'intera vita sessuale e accompagnarsi, quindi, ad altri disturbi della sessualità, conseguenze del vaginismo stesso, quali ad esempio, la perdita di desiderio sessuale o la difficoltà di eccitazione che il dolore e la mancanza di piacere amplificano.


4 - VAGINISMO E DOLORE DURANTE IL RAPPORTO (DISPAREUNIA): QUALI DIFFERENZE?

E' necessario tenere ben distinto il vaginismo dalla dispareunia, anche se spesso si trovano associati. Col termine dispareunia si indica il dolore a livello genitale che può essere avvertito durante il rapporto sessuale. La dispareunia può essere ulteriormente distinta in superficiale e profonda, a seconda che il dolore sia localizzato all'ingresso vaginale o più profondamente. Le cause della dispareunia possono essere molteplici: dalle semplici infiammazioni vulvo-vaginali (specialmente di origine micotica) alla distrofia-atrofia dei tessuti genitali, più frequenti nella donna in post-menopausa, alle flogosi pelviche, all'endometriosi, alla colite o alle aderenze post chirurgiche. Quando il sintomo dolore accompagna il rapporto sessuale, specialmente se perdura nel tempo, determina sia una compromissione della qualità della vita sessuale sia un'anticipazione negativa del dolore stesso che può poi innescare un vaginismo secondario. In questi casi la contrattura muscolare caratteristica del vaginismo insorge come difesa corporea all'aspettativa e al dolore associati alla penetrazione.
Nel caso del vaginismo, il dolore compare a seguito della contrattura muscolare nel momento in cui viene forzata dal tentativo di penetrazione. Tali tentativi possono a loro volta causare delle microabrasioni, che producono un'infiammazione cronica dell'ingresso vaginale (vestibolite) che contribuisce ad amplificare e mantenere il dolore. L'entità del dolore può essere variabile in dipendenza del grado di contrattura, della soglia individuale di tolleranza al dolore, del grado della componente fobica che lo può amplificare specialmente se i tentativi sono reiterati. La componente fobica, intesa come aspettativa del dolore, riveste un ruolo talmente importante che può essere evocata al solo pensiero della penetrazione, anche senza che avvenga alcun contatto.



5 - QUALI SONO LE DIVERSE TIPOLOGIE DI VAGINISMO?

Per prima cosa dobbiamo distinguere il vaginismo in primario e secondario. Primario è il disturbo che è sempre stato presente nella sessualità della donna, dalla sua prima esperienza. Definiamo invece vaginismo secondario il disturbo che compare dopo un periodo in cui si sono sperimentati rapporti sessuali senza difficoltà. In questo lavoro ci riferiamo in particolar modo al vaginismo primario.
Le cause del vaginismo secondario sono più frequentemente di natura organica (infiammazioni o infezioni vulvo-vaginali, tra le quali la vestibolite, infiammazioni degli organi pelvici quali annessiti, endometriosi, colite, distrofie vulvo-vaginali della post menopausa, ecc.). Le cause di carattere psicologico sono riconducibili a dinamiche sessuali e relazionali insoddisfacenti che determinano difficoltà eccitatoria, dispareunia e conseguente vaginismo.
Tornando al vaginismo primario, si distinguono due forme principali: il vaginismo fobico e il vaginismo d'angoscia.


> Il Vaginismo Fobico

Nel vaginismo fobico la componente più significativa è la paura del dolore associata alla penetrazione. L'origine dell'aspetto fobico non è sempre facile da individuare. In alcuni casi può essere ricondotta a una particolare vulnerabilità neuro-biologica agli stimoli fobici, su base quindi costituzionale (talvolta associata ad altre fobie), che amplifica la risposta a eventi negativi avvenuti durante l'infanzia o l'adolescenza. In altri casi l'atteggiamento fobico è causato da fattori psicosessuali rappresentati, ad esempio, da precedenti esperienze traumatizzanti o da un'educazione troppo rigida. La contrazione muscolare non riguarda solo i muscoli vaginali ma l'intero corpo: l'ipertonia è diffusa.
Un fattore discriminante il tipo di vaginismo è la possibilità, da parte della donna, di verbalizzare, dopo averlo riconosciuto, il punto in cui prova dolore all'atto della penetrazione. Nel vaginismo fobico la localizzazione del dolore viene individuata dalla donna con precisione, all'ingresso vaginale. In quello d'angoscia, invece, non vi è capacità di localizzare il dolore perché è avvertito come un malessere generalizzato. Nel vaginismo fobico la paura è associata al "fare entrare" che non riguarda solamente il pene, ma anche l'eccitazione dell'uomo; inoltre, spesso sono presenti la paura di perdere il controllo e il timore del contatto corporeo ravvicinato. La componente fobica che accompagna il disturbo si può manifestare con diversi gradi di intensità.



> Il Vaginismo d'Angoscia

Ciò che lo caratterizza è la limitata appropriazione della propria femminilità, che sta a indicare una relazione di tipo fusionale con la figura materna. La donna fusionale non è cresciuta, evolvendo in modo adulto negli aspetti della sua femminilità, ed è rimasta ancorata al suo ruolo di figlia-bambina. Anche nella relazione amorosa col partner tende a instaurare un legame molto stretto, esclusivo, simbiotico. In tal modo anche la sessualità difficilmente viene riconosciuta e accettata. La donna fusionale, infatti, si ritrova a livello psicologico invischiata nella relazione con la madre e allo stesso tempo in conflitto con essa. L'assunzione responsabile della propria femminilità è vissuta come minacciosa, come rischio di de-fusione. Il sentimento di appartenenza al proprio sesso risulta fragile come pure scarsa è la percezione di sé nelle relazioni affettive in genere.
E' presente la consapevolezza di avere una vagina, ma non esiste la percezione dell'appropriazione della medesima. Anche questa forma di vaginismo presenta una componente fobica, spesso meno accentuata. Questo vaginismo, a differenza di quello fobico, è sostenuto dall'angoscia più che dalla paura. La sindrome fusionale evidenzia quindi un problema a livello di identità sessuale. Non basta quindi rendere la vagina penetrabile e funzionale, ma si devono prima affrontare ed elaborare le componenti intrapsichiche che la sostengono. Al rifiuto e alla paura di vivere la propria sessualità femminile, si accompagna anche il timore/rifiuto della gravidanza, del parto e della maternità intesa come capacità di prendersi "cura di".
In sintesi, nel vaginismo d'angoscia ritroviamo una funzione simbolica bloccata nella percezione di sé come donna. Se consideriamo la vagina come una porta sia di entrata sia di uscita, in questo caso la paura è legata "all'uscita", al lasciare andare. Questa paura di lasciare andare la ritroviamo a più livelli: respirazione, incapacità di gridare, di espellere (es. il momento espulsivo del parto). Il pene, dunque, rappresenterebbe l'elemento in grado di rompere la fusione.

6 - COME DISTINGUERE IL VAGINISMO FOBICO DA QUELLO D'ANGOSCIA?

Un'attenta osservazione della donna da un punto di vista corporeo (la postura, l'andatura, la gestualità, la mimica, il tono della voce, l'abbigliamento e gli accessori) consente di ottenere alcune utili informazioni per inquadrare correttamente il problema. Alla classificazione del vaginismo nelle due forme sopra riportate, fobica e d'angoscia, corrispondono due tipologie piuttosto definite, anche se è possibile ritrovare una vasta gamma di tipologie intermedie.
La donna con vaginismo fobico si presenta, nella sua espressione più tipica, con un corpo rigido che traduce ipertonia a molteplici livelli. Il viso, attraverso uno sguardo vigile e occhi ben aperti, tradisce un forte bisogno di controllo. Il collo e le spalle appaiono tese, talvolta il timbro della voce è acuto conseguentemente all'ipertonia della muscolatura laringea. Schiena e bacino si presentano poco mobili e di conseguenza l'andatura risulta priva di fluidità. Anche la respirazione, alta e superficiale, denota lo stato cronicamente ansioso della persona.
La donna con vaginismo d'angoscia, invece, si caratterizza per un aspetto e un atteggiamento piuttosto "infantili", con una femminilità e una seduttività ridotte o assenti. Anche l'abbigliamento rispecchia la personalità scarsamente adulta, in quanto povero di richiamo erotico. Questa tipologia, nell'aspetto, nella postura e nell'andatura, riflette fedelmente la scarsa percezione di sé e del proprio corpo come donna adulta, sessualmente desiderante e desiderabile, ancorata a un ruolo di figlia bambina.

7 - LA SESSUALITA' DELLA DONNA CHE PRESENTA VAGINISMO

Attraverso la valutazione sessuologica possiamo ritrovare alcuni tratti caratteristici della sessualità della donna affetta da vaginismo. Esaminiamoli nei particolari.

> Le Distorsioni Cognitive

Una distorta percezione del corpo e degli organi genitali riguarda sia il proprio corpo sia quello maschile. Spesso manca completamente una rappresentazione mentale degli organi interni (vagina, utero, ovaie, tube), verificabile facilmente chiedendo alla donna di disegnare tali organi come li immagina. Analoga carenza conoscitiva riguarda anche i propri genitali esterni: grandi e piccole labbra, clitoride, meato urinario e introito vaginale sono spesso confusi e non riconosciuti.
Analogamente anche gli organi genitali maschili sono oggetto di distorsione percettiva e cognitiva. Il pene, infatti, è frequentemente percepito di dimensioni eccessive rispetta alla propria apertura vaginale ritenuta troppo stretta per poterlo accogliere.

> L'Eccitazione

La capacità di eccitarsi si può esprimere con notevoli differenze tra le donne vaginismiche. In talune si presenta estremamente limitata, con difficoltà a riconoscere la propria eccitazione. L'attività autoerotica può essere del tutto assente o, se presente, più facilmente si manifesta con modalità tipiche che non prevedono un contatto diretto con la zona genitale. La stimolazione avviene mediante pressioni e movimenti di contrazione della muscolatura pelvica e delle cosce. In altri casi, invece, è presente una buona capacità di riconoscere la propria risposta eccitatoria accompagnata da un'attività autoerotica attraverso la stimolazione diretta del clitoride. In entrambi i casi l'orgasmo è possibile. Ciò che invece è sempre assente è la percezione interna della propria eccitazione a livello vaginale, in sintonia con la paura della penetrazione.
La modalità dell'eccitazione si riflette anche sulla sessualità di coppia. Si va dalla possibilità di stimolarsi reciprocamente fino al raggiungimento dell'orgasmo, a una limitata intimità dove ogni approccio alla zona genitale, anche solo con le dita, è evitato o vissuto con disagio.

> Il Desiderio Sessuale

Il desiderio sessuale è spesso ridotto nella donna vaginismica, in particolare nella forma d'angoscia dove più facilmente è confuso con il desiderio di un'intimità emotiva più che fisica. In alcuni casi, invece, il desiderio sessuale può essere vivace, specialmente nella fase che precede la comparsa del problema in tutta la sua intensità. Col perdurare della difficoltà sessuale diventa quasi inevitabile un calo difensivo di interesse e disponibilità all'attività sessuale.
Nel vaginismo d'angoscia, il bisogno di una stretta vicinanza fisica ed emotiva con il partner non permette di creare e mantenere quella distanza necessaria ad alimentare il desiderio. Anche l'erotizzazione della differenza morfologica e psicologica tra il femminile e il maschile è fortemente limitata dalla scarsa percezione di sé come soggetto/oggetto sessuale. Di conseguenza, anche l'immaginario erotico può risultare povero, assente o caratterizzato prevalentemente da contenuti sentimentali e affettivi.

> Il Vissuto Del Piacere

Il piacere sessuale rispecchia fedelmente le limitazioni del desiderio e dell'eccitazione, e può quindi presentare notevoli differenze. Il piacere legato alla penetrazione non solo è assente, mancando tale esperienza, ma non rappresenta neppure un'aspettativa. Nell'autoerotismo o nella stimolazione col partner, può raggiungere una buona intensità fino alla scarica orgastica. In altri casi, quando la funzione eccitatoria è molto limitata, anche il piacere è scarso o assente e legato prevalentemente all'intimità affettiva.

8 - DOPO AVER RICONOSCIUTO IL PROBLEMA, QUANDO E A CHI RIVOLGERSI PER LA CURA?

Un primo interlocutore a cui rivolgersi è il ginecologo che può svolgere un importante ruolo nella diagnosi del vaginismo. In molti casi, infatti, è proprio il ginecologo il primo a venire in contatto con il problema. La visita ginecologica effettuata con difficoltà o addirittura impossibile rappresenta un valido indicatore del problema. La capacità del ginecologo nell'individuare e valutare il grado di tensione della muscolatura perineale (ed in particolare del muscolo pubo-coccigeo) consente una diagnosi corretta. Mediante la visita si potranno inoltre valutare la presenza concomitante di fattori organici responsabili del disturbo o ad esso associati. Oltre alle infiammazioni dell'apparato genitale che causano dolore e vaginismo secondario, in rari casi possono essere riscontrate caratteristiche anatomiche congenite come l'imene fibroso che rendono difficile o impossibile la penetrazione. Il ginecologo dovrebbe quindi riconoscere la problematica e suggerire il successivo idoneo trattamento mediante l'invio allo specialista o effettuando lui stesso, quando in possesso delle specifiche competenze sessuologiche, la terapia.
Una figura professionale di primo piano nella cura del problema è il sessuologo, il quale però deve possedere specifiche competenze, come vedremo nei paragrafi successivi dedicati alla terapia. Nella maggior parte dei casi, infatti, una psicoterapia che non preveda anche un lavoro sul corpo risulta insufficiente.

9 - I POSSIBILI OBIETTIVI DELLA TERAPIA

Dalla tipologia della coppia e dalle dinamiche collusive che la caratterizzano possono conseguire differenti richieste terapeutiche. Spesso, in entrambe le tipologie di vaginismo, il motivo che spinge alla consultazione specialistica è il desiderio di gravidanza. In questi casi la richiesta terapeutica avviene tardivamente, quando il desiderio di genitorialità da parte della coppia non può o non vuole essere ulteriormente rimandato. Queste coppie non richiedono, quindi, di essere aiutate a raggiungere una diversa intesa sessuale ed erotica, in quanto non rappresenta una loro esigenza. In donne o coppie più giovani, invece, è più facile che la richiesta terapeutica sia orientata maggiormente alla qualità della vita sessuale oltre che ad una successiva ricerca di gravidanza. In alcuni casi di vaginismo, più spesso in quello d'angoscia, la donna non è motivata alla terapia e al cambiamento ed acconsente alla stessa solo perché sospinta dalle pressioni del partner e per scongiurare il rischio della defusione.
Un obiettivo terapeutico realizzabile dovrà tener conto del tipo di richiesta espressa dalla paziente o dalla coppia, e della diversa tipologia di vaginismo emersa dalla valutazione. La durata della terapia è solitamente correlata alla tipologia del vaginismo così come anche l'esito terapeutico. Il trattamento del vaginismo fobico ha un'elevata percentuale di successo (vicina al 100%).

10 - QUALE CURA PER IL VAGINISMO FOBICO?

Nel vaginismo fobico il primo obiettivo è raggiungere la funzionalità vaginale, rendere quindi la donna in grado di essere penetrata e poter eventualmente ottenere la gravidanza se desiderata. La tappa successiva riguarda l'integrazione della funzionalità con un vissuto emotivo significativo in termini di percezione del piacere coitale. Una tappa ulteriore può essere rappresentata dall'acquisizione di abilità erotiche relazionali che migliorano e garantiscono nel tempo l'intimità erotica della coppia.
La prima tappa quindi prevede una conoscenza della fisiologia vaginale per arrivare successivamente all'appropriazione della funzionalità vaginale. La tappa che ha come obiettivo la funzionalità vaginale comporta una serie di esercizi corporei volti a fare acquisire alla donna la consapevolezza della muscolatura vaginale e dei diversi gradi di tensione (dalla massima tensione al rilasciamento) per poi insegnarle a gestire volontariamente la propria muscolatura. Questa prima fase non deve essere associata all'eccitazione sessuale. Una volta acquisita, tale competenza andrà verificata attraverso l'introduzione in vagina di dispositivi idonei, le proprie dita e successivamente quelle del partner.
La fase successiva della terapia prevede la modificazione delle componenti cognitive distorte rispetto ai genitali maschili che andranno reinquadrate.
La terza tappa riguarda l'eccitabilità vaginale ottenuta attraverso il riconoscimento delle sensazioni vaginali evocate da differenti ritmi e pressioni che attivano i recettori profondi della muscolatura vaginale. A questo punto, attraverso una simbolizzazione positiva della vagina e del coito, si può raggiungere l'erotizzazione della cavità vaginale.
La terapia, quindi, comporta un duplice obiettivo per la donna: l'appropriazione dell'eccitabilità vaginale attraverso la decodifica delle sensazioni di vasocongestione ed eccitazione sessuale e la capacità intrapsichica di produrre e attivare un'immagine "buona" della propria vagina e del coito.

11 - QUALE CURA PER IL VAGINISMO D'ANGOSCIA?

Nel vaginismo d'angoscia, caratterizzato dal legame simbiotico con la figura materna, l'obiettivo terapeutico deve comprendere un percorso di individuazione e il raggiungimento di una identità femminile adulta. Trattando la donna solo negli aspetti fobici, si può ottenere la funzionalità coitale, ma innescare forme depressive o psicotiche, specie dopo il parto, slatentizzando quindi psicopatologie sottostanti.
La prima tappa nel trattamento consiste quindi nel rinforzare il suo sentimento di appartenenza, rendendola assertiva e orgogliosa di essere donna.
Successivamente, si lavora sul vissuto del corpo e in particolare della zona genitale per rinforzare l'individuazione. In seguito, si aiuta la donna ad apprendere quelle abilità che conducono alla capacità di eccitarsi a livello genitale: la coscienza, a livello corporeo, di avere un proprio interno permette di accettare di provare piacere sessuale attraverso il corpo e attraverso il coito.
La tappa successiva prevede una oggettivazione della madre. Significa aiutare la donna a prendere le distanze dalla figura materna nella realtà, pur conservandone un'immagine positiva. Non è utile, invece, soffermarsi sugli eventi del passato per individuare una causalità diretta con la problematica attuale.
Una particolare attenzione deve essere posta alla relazione che la donna può esprimere verso la maternità, a livello simbolico e non solo cognitivo, in modo da portarla ad abitare l'archetipo della maternità.


12 - IL VAGINISMO E LA COPPIA

In un terzo delle coppie dove nella donna è presente il vaginismo si riscontrano anche disfunzioni sessuali maschili, quali il deficit erettivo, la difficoltà di controllo eiaculatorio, un ridotto o assente desiderio sessuale coitale. Queste caratteristiche disfunzionali maschili riflettono la collusione spesso presente in queste coppie. La scelta del partner, infatti, avviene spesso, in modo inconscio, sulla base delle proprie reciproche difficoltà che riflettono specifici bisogni. La donna vaginismica finisce così con l'essere attratta da un maschio poco intrusivo, ipoaggressivo, dall'identità spesso fragile, scelto per le sue rassicuranti doti di accoglienza e tenerezza. A sua volta, una donna che teme la penetrazione e l'aggressività dell'atto sessuale non rappresenta un femminile "minaccioso" per un maschio con tali caratteristiche. Per questo motivo molte di queste coppie rimandano di comune accordo l'inizio dell'attività sessuale al momento del matrimonio, giustificando tale scelta con motivazioni religiose o ideologiche. Queste dinamiche collusive fanno sì che non sempre e, talvolta tardivamente, le donne affette da vaginismo, con relazioni dove la sessualità coitale non viene agita (i cosiddetti "matrimoni bianchi"), richiedano un aiuto terapeutico.
E' utile quindi valutare anche la sessualità del partner per il ruolo che può avere nella dinamica del problema all'interno della coppia e per un eventuale trattamento del partner stesso. Talvolta il cambiamento nella donna attraverso il lavoro terapeutico modifica il rapporto con il partner che si trova a confrontarsi con una figura femminile diversa non solo perché disponibile al rapporto coitale, ma più assertiva ed "erotizzata". Il partner maschile dovrà quindi adeguarsi alla nuova realtà.

13 - CONCLUSIONI

La terapia sessocorporea del vaginismo consente la risoluzione del problema in un'alta percentuale di casi. La validità del modello sessocorporeo risulta particolarmente evidente, in quanto il vaginismo associa un profondo legame tra la mente e il corpo pur attraverso dinamiche ben distinte nelle sue due forme principali. Nel vaginismo fobico, infatti, il registro simbolico si traduce in una reazione corporea specifica genitale, in quello d'angoscia in una negazione e in un rifiuto del corpo sessuato e della femminilità. Per ottenere un risultato positivo, è necessaria una corretta diagnosi che tenga conto delle diverse tipologie di vaginismo, le quali richiedono un approccio terapeutico ben differenziato. A tale scopo sono indispensabili una lettura corporea e una valutazione sessuologica accurate.
La diagnosi deve completarsi sempre anche con una visita ginecologica che escluda eventuali componenti organiche che possono causare o accompagnare il problema e che andranno, quindi, sempre opportunamente trattate.




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